PSICOLOGIA INTERIORE
Una psicologia unificata
Psicologia interiore. Il presupposto è che tutto ciò che ascoltiamo o leggiamo, debba passare al vaglio della nostra sensibilità individuale, ancora meglio, di una costante percezione soggettiva.
Ciò che conosciamo a livello dichiarativo - la memoria semantica - condiziona ciò che viviamo ed abbiamo vissuto - la memoria episodica - perciò l’esperienza è continuamente soggetta a condizionamenti e rivalutazioni, a differenza della pura osservazione che stabilisce un contatto diretto con il mondo prima dell’intervento mentale.
È nel presente che possiamo far rivivere i concetti appresi, testare la loro veridicità, e più li sentiamo affini alla realtà e più questi penetrano nella nostra coscienza.
Alcuni concetti psicologici sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo e del linguaggio comune condiviso; infatti, li utilizziamo abitualmente per esprimere il nostro sentire. L’impressione è che non necessariamente una persona dotata di conoscenza sia più vicina alla comprensione di sé stessa: al contrario, sembrerebbe che una più sviluppata conoscenza intellettuale sia associata ad una minore capacità di sentire. Quando l’energia mentale è impegnata nella creazione di concetti e sotto-concetti specifici, ci abituiamo a separare ed analizzare. Può essere utile analizzare la mente, il corpo e le emozioni, ma il senso di sé ci è dato da una percezione unitaria della coscienza.
Noi siamo la mente, il corpo e i pensieri e nessun aspetto slegato dagli altri, perché per la coscienza tutto accade insieme, come all’esterno così all’interno.
Psicologia Interiore: L'obiettivo
Perciò l’obiettivo di noi psicologi dovrebbe essere quello di creare una psicologia unificata, una psicologia della coscienza, in cui concetti psicologici non vengono interiorizzati dal DSM, ma provengono direttamente da esperienze vissute e condivise. Intuiamo poi che quelle stesse esperienze cronicizzate e perpetrate nel tempo possano condurre alle patologie che ritroviamo nel DSM, laddove sono descritte in modo articolato. Quando riusciremo ad analizzare le patologie come separate e contemporaneamente vivere come unitaria l’esperienza umana senza esserne spaventati, saremo in grado di trasformare la sofferenza diventando un punto di riferimento per gli altri. Per fare questo occorre lavorare individualmente sulla nostra consapevolezza. Solo chi è andato sufficientemente oltre la sofferenza, può porsi come guida per affrontarla.