Mindfulness
Mindfulness significa “piena consapevolezza” e indica la capacità di concentrare l’attenzione sul momento presente (qui ed ora) con l’attitudine di un osservatore distaccato, aperto e non giudicante. La qualità della presenza mentale va allenata come strumento pratico per gestire la mente perché una maggiore consapevolezza della propria esperienza interiore conduce ad una migliore capacità di agire in modo efficace e direzionato.
Il concetto è nato negli anni Settanta grazie a un medico del Massachusetts, Jon Kabat-Zinn, come traduzione occidentale di principi ben noti alle discipline orientali ma slegati da componente religiosa e filosofica, ed è stato utilizzato in campo medico e psicoterapeutico negli Stati Uniti e in Europa.
Questi principi provengono da antichi insegnamenti orientali come il Buddhismo Theravada e Vajrayana, il Soto Zen e lo Yoga indiano.
L’autocritica e il giudizio di sé generano i pensieri negativi che alimentano le emozioni negative responsabili di malessere, ansia, depressione, compromettendo così la metacognizione e la capacità di cambiare il proprio atteggiamento mentale. Si crea un vero e proprio loop di ruminio depressivo in cui la persona diventa “nemica” di sé stessa.
Ad una maggiore presa di consapevolezza, si associa la messa in discussione di convinzioni erronee ed irrazionali che generano sofferenza. Quest’ultima sarebbe legata all'identificazione con i propri pensieri (“io sono i miei pensieri”, “i pensieri sono fatti”). Il primo passo verso il cambiamento avviene grazie ad un allontanamento cognitivo dalle esperienze che si impongono nel campo di coscienza (“io ho dei pensieri”, “i pensieri sono ipotesi”).
Mindfulness: la nascita di un osservatore interiore
La mindfulness parla della nascita di un osservatore interiore distaccato in grado di assistere allo scorrere dei pensieri e delle immagini senza identificarsi con essi (detached mindfulness). Lo scopo della tecnica è la riduzione della reattività meccanica che è una caratteristica del cervello rettiliano. Il complesso R, il cervello rettiliano, è l’arcaico sistema di risposte stereotipate associate ad uno stimolo che interviene quando siamo in allarme oppure ci troviamo di fronte ad un trigger che ci fa rivivere un’esperienza traumatica.
La reazione è una resistenza alla vecchia informazione che come un programma installato, produce lo stesso tipo di risposta. Il cambiamento avviene quando dalla reazione di passa progressivamente all’azione consapevole (“con sapere” e “volontà”).
Mindfulness: Joseph Goldstein
Joseph Goldstein, insegnante di Vipassana, descrive la mindfulness come “qualità mentale che nota ciò che è presente senza giudizio, senza interferenze. È come uno specchio che riflette chiaramente ciò che lo precede.” Se la consapevolezza è un'innata qualità della mente, può anche essere raffinata attraverso la pratica sistematica. Si tratta di una coltivazione sistematica e intenzionale della presenza consapevole e, attraverso di essa, della saggezza, della compassione e di altre qualità della mente e del cuore che favoriscono la liberazione dalle catene della nostra cecità e delusioni persistenti (Kabat-Zinn, 2015). Una maggior consapevolezza e accettazione della propria esperienza interiore, migliora l’efficacia di azione nella vita, producendo benessere e allontanamento dalla sofferenza.
Il primo protocollo basato sulla mindfulness, il Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), venne realizzato da Kabat-Zinn nel 1979, anno di fondazione dell’omonima clinica. La tecnica è stata poi largamente utilizzata in campo medico e psicoterapeutico negli Stati Uniti e in Europa, con modalità differenti sotto il nome di Mindfulness Based Interventions (MBIs). Nel 2002, l’MBSR incontrò l’ambiente cognitivista dando vita alla Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT) (Segal, 2006).
La mindfulness come applicazione clinica della meditazione ha dimostrato di avere effetti positivi per quanto riguarda la salute fisica globale, la salute mentale, l'efficienza cognitiva e affettiva e le relazioni sociali.
Quando la mindfulness fa riferimento al Qui ed Ora, c’è da interrogarsi su cosa significhi. Il tempo è fatto di unità di tempo piccolissime, non minimamente percepibili. Considerando lo stato meditativo come uno stato coscienziale, forse non è del presente che ci si deve preoccupare, ma piuttosto dell’assenza di tempo. Poiché il qui e ora è uno stato di coscienza che non risponde alle logiche temporali, non ha senso approcciarsi alla meditazione con un’idea di tempo, perché è proprio il tempo che si vuole trascendere.
Riferimenti
Kabat-Zinn, J. (2015). Mindfulness. Mindfulness, Vol 6(6), Dec, 2015, pp. 1481-148.
Segal, Z. W. (2006). Mindfulness-based Cognitive Therapy for Depression. New York: Guildford Press.